Gianmarco Tamberi al corso “Abc…coach, corpo, mente ed emozioni”: “Per vincere ho bisogno del calore del pubblico, è il mio trampolino di lancio”
Il recordman di salto in alto ospite, insieme a Yuri Bregoli, campione mondiale di karate, al primo degli incontri promossi ed organizzati dalla Scuola regionale dello sport su strategie e tecniche di allenamento che coinvolgano corpo e mente
Sabato 8 e sabato 15 ottobre gli altri due appuntamenti di formazione con esperti del settore
“Per dare il meglio in una gara prima di tutto devi conoscere te stesso. Solo così puoi costruire la tua situazione di comfort, ciò che ti consente di tirare fuori tutta la forza che hai. Cosa faccio io? C’è un momento prima di saltare nel quale sto attento al gesto tecnico, ma poi ho bisogno di sentire il calore della gente, le vibrazioni che manda il pubblico, l’adrenalina, altrimenti non riuscirei a fare quello che faccio. Attirare l’attenzione delle persone per me è un trampolino di lancio”. Firmato Gianmarco Tamberi. Il campione del mondo di salto in alto, oggi ospite d’onore al PalaRossini al corso “Abc…coach” della Scuola regionale dello sport del Coni Marche, ha raccontato come si prepara ad affrontare una gara dal punto di vista della mente e della gestione delle emozioni. Proprio il mental coaching, strategia di allenamento sempre più diffusa che coinvolge tanto il corpo quanto la mente, è il tema al centro del ciclo di incontri formativi promossi ed organizzati dalla Scuola del Coni “Abc…coach_Mente, corpo ed emozioni”. Oggi il primo appuntamento alla sala “Terzo Censi” del Coni Marche, al PalaRossini.
Dopo gli interventi degli esperti, il professore Luciano Sabbatini, mental coach di Tamberi, della dottoressa Marina Matteucci, psicologa, e del professore Nicolò Polidori, specialista del metodo SVTA (Science Visione Training Academy), il recordman anconetano di salto in alto ha portato all’attenzione dei corsisti la sua esperienza e la sua testimonianza, rispondendo alle molte domande della platea. Insieme a Tamberi, anche il campione del mondo di karate, l’anconetano Yuri Bregoli, oggi allenatore della disciplina, disponibile a soddisfare la curiosità e la voglia di conoscenza del pubblico.
“In una gara – riprende Tamberi – c’è una parte puramente tecnica e c’è una parte che riguarda le emozioni, quest’ultima è vissuta diversamente da atleta ad atleta. Alcuni si sentono schiacciati dall’attenzione del pubblico, per me è un trampolino di lancio”. A chi gli chiede dell’infortunio che gli ha strappato il sogno di Rio 2016 e di come l’ha vissuto risponde: “C’è stato un momento in cui ho vissuto una forte depressione, non riuscivo a smettere di piangere. Poi c’è stato un momento nel quale mi sono detto: basta, metto un punto su questa vicenda e riparto. Ed eccomi qua”. Poi una rapida analisi sull’atletica italiana, sollecitata dalla sala: “C’è tanta voglia di fare, ma mancano le idee – afferma – e c’è necessità di cambiare i metodi di allenamento, ormai superati. Molti allenatori utilizzano ancora le tecniche utilizzate da Mennea, solo che di campioni infaticabili come lui, in grado di reggere certi sforzi immani ne nasce uno ogni cinquant’anni, forse. Dobbiamo guardare fuori dall’Italia dove ci sono atleti che si allenano diversamente e ottengono risultati. Per questioni puramente fisiche credo, poi, si debba investire nelle specialità in cui noi italiani possiamo avere delle chance. Penso, ad esempio, sia difficile formare campioni nella velocità. Abbiamo le ottime performance di Filippo Tortu, che sta facendo tempi strepitosi, ma è ancora molto giovane. La cartina tornasole si ha quando si arriva alla categoria assoluti nella quale spariscono i velocisti italiani”.
Bregoli, dal canto suo, ha parlato della propria esperienza di campione e di allenatore. “Prima di una gara importante – ricorda – non soffrivo di ansia. Ero sempre molto sereno quanto salivo sul tatami. Ora però da allenatore capisco quanto sia importante preparare i ragazzi ad affrontare la situazione rispetto alla gestione delle loro emozioni a seconda delle loro esigenze”. Lasciata la carriera da atleta, Bregoli non esclude un ritorno a Tokyo 2020, dove il karate tornerà disciplina olimpica. “La cinta al chiodo non si appende mai – dice sorridendo – e questa cosa di Tokyo mi ha fatto accendere la lampadina. Vedremo”.
Il ciclo di incontri formativi, dopo il primo appuntamento di oggi, proseguirà sabato prossimo 8 ottobre, sempre al Palarossini e sempre dalle 9 alle 13 e sabato 15 ottobre, stessa sede e stesso orario.